L’uso dell’orzo (Hordeum vulgare) nell’alimentazione umana ha origini nel VII millennio a.C., con le prime testimonianze di coltivazione risalenti al 10500 a.C. nel Neolitico. I cereali, tra cui l’orzo, sono ricchi di sostanze con attività antiossidante, suddivise principalmente in due gruppi: composti fenolici e tocoferoli.
I chicchi di orzo presentano una quantità significativa di diversi composti fenolici, manifestando effetti:
– Antiossidanti
– Antinfiammatori
– Antiproliferativi, con attività preventiva contro malattie cancerose e cardiache.
I tocoferoli contenuti nell’orzo, compresi quattro tocoferoli e quattro tocotrienoli, svolgono un ruolo cruciale nel:
– Regolare il colesterolo nel sangue, contribuendo a ridurre i livelli di colesterolo “cattivo” e il conseguente rischio cardiovascolare.
– Esercitare attività antiossidante, prevenendo la dannosa perossidazione dei lipidi cellulari.